ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO

Giglio & Giannutri

Giglio & Giannutri la leggenda che ci racconta della collana di Venere che, spezzata, disperse le sue perle nelle acque azzurre del Mar Tirreno originando le sette isole che oggi sono l’arcipelago toscano.

Fra queste c’è l’isola del Giglio: un’oasi di spiagge, calette e rocce consumate dal lavoro paziente del mare quasi per renderle più comode per chi voglia approfittarne e distendersi per godersi il sole e panorami che restano impressi per sempre.

La prima colonizzazione dell’isola avvenne nel Neolitico Antico mentre la parola Giglio deriva dal nome che gli fu dato dai greci: Aigylion, l’isola delle capre, una varietà selvatica oggi estinta.
Gli etruschi, esperti navigatori, fecero dell’Isola del Giglio un avamposto militare dove estrassero il granito di cui è ricca e vi costruirono una fonderia di metalli.

Già loro contesero ai venti, alle rocce e alla macchia mediterranea questi terreni ripidi e impervi per coltivare vigneti di uva autoctona, l’Ansonaco, che da sempre genera un vino di grande valore dal profumo spiccato e di un giallo paglierino, oggi D.O.C., così come il tipico passito.

Le isole nella storia antica 

Durante la dominazione romana il Giglio e la minore Giannutri sono appartenute ai Domizi Enobarbi, che vi costruirono le loro Ville, delle quali i resti sono arrivati ai nostri giorni.

Nel Medioevo l’isola fu dominata dalla famiglia Aldobrandeschi, i quali eressero Giglio Castello e la sua cinta muraria, un perimetro difensivo di oltre un chilometro che sorge tuttora col suo borgo su uno dei poggi più alti al centro dell’isola. Posseduta poi dal Comune di Perugia, l’isola del Giglio passò a Pisa nel 1241 ed ai Medici di Firenze dal 1406.

Fu oggetto di saccheggi da parte dei pirati Saraceni fra i quali il turco Ariadeno Barbarossa, che nel 1544 uccise e deportò tutti i castellani e solo più tardi l’isola fu ripopolata dal governo dei Medici con famiglie di origine Senese.

Le incursioni ebbero fine il 18 novembre 1799, giorno in cui 2000 pirati tunisini tentarono di espugnare il castello venendo però respinti: ancora oggi questo giorno è considerato di festa.

l’Isola del Giglio è un comune della provincia di Grosseto e occupa una superficie collinare di 21 km quadrati, seconda isola per dimensioni nell’arcipelago toscano dopo l’Elba.
La sua cima più alta, il Poggio della Pagana, raggiunge i 496 metri sul livello del mare, nella parte centrale dell’isola.

Ha una popolazione residente di 1400 persone distribuita nei suoi tre centri abitati:
Giglio Porto, l’infrastruttura portuale principale dell’isola, si trova sulla costa orientale, rivolta verso la Toscana, con rotta fissa per Porto Santo Stefano. È un porto raccolto e pittoresco, con le sue botteghe d’artigiani, negozi e bar, uno scorcio d’isola pieno di colori.

Giglio Castello invece si staglia nelle alture interne dell’isola, caratterizzata dall’imponente Rocca Aldobrandesca in posizione dominante nel complesso castellano insieme alle Torri e alle Mura.

Queste cingono completamente le stradine, che, ferme nel tempo che fu, rendono la visita un’esperienza surreale. Questo borgo medievale, sede amministrativa dell’isola, coi suoi panorami mozzafiato è nella lista dei Borghi Più Belli d’Italia.

Sulla costa ovest dell’isola del Giglio si trova il terzo centro abitato chiamato Giglio Campese, cresciuto al passo con la sua popolarità ed oggi il centro balneare più importante dell’isola.

La baia di Giglio Campese vede imporsi la torre medicea verso nord e un imponente faraglione a sud, ed è attraversata da una lunga spiaggia di sabbia granulosa dal colore rosso scuro, la più estesa del Giglio. Qui si possono godere fra i tramonti più spettacolari della costa.

 

L’isola di Giannutri, sorella minore del Giglio e altro suo centro abitato, si trova 7 miglia nautiche a sud-ovest e poco più distante da Porto Santo Stefano.

È la frazione più meridionale tra quelle amministrate dalla Toscana.

Sia Cala Spalmatoio che Cala Maestra, strepitosa al tramonto, sono moli attivi dai tempi dei romani, con molti resti affascinanti dei loro interventi che miravano ad adattare queste insenature alle loro necessità navali. Sulla costa occidentale dell’isola si trovano poi resti di una villa romana che risale a quello che fu il periodo di massimo splendore di questa piccola isola.

Nei secoli fu utilizzata a bisogno come appoggio temporaneo per i naviganti, spesso pirati.

Dal 1861 un faro ne segnala la presenza ai navigatori notturni.

Il suo nome deriva dalla forma d’arco o falce di luna che hanno le sue terre emerse, un simbolo legato alla dea Diana, l’Artemide dei greci, da cui l’isola “Artemisia” (di Artemide) per i greci e poi “Dianum” per i romani, da cui Giannutri.

 

Anche chiamata “Isola dei Gabbiani” per la predilezione con cui questi e numerose altre razze di piccoli uccelli ne scelgono le coste per nidificare, Giannutri ha una popolazione residente di 27 persone in alta stagione, che si riduce drasticamente d’inverno, in un’area di 2,7 kmq caratterizzata da un terreno spianato.

La costa è ricca di calette e grotte naturali, selvagge come le sue acque cristalline, fra praterie sconfinate di posidonia, coralli e stelle marine, e la stupefacente presenza di relitti (Quello del Nasim, o dell’Anna Bianca), rendendo questi fondali semplicemente unici, meta prediletta per gli esploratori subacquei.

 

le isole del Giglio e di Giannutri sono sia parte del “Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano” che del “Santuario dei Cetacei Pelagos” una enorme area protetta del Mar Tirreno istituita nel 1999 in un accordo italiano, francese e monegasco, che permette oggi il proliferare di balenottere, capodogli, delfini e molte altre specie grazie alla tutela del loro habitat naturale.

 

Le acque di queste isole sono di una trasparenza incredibile anche nei porti e le coste variano lungo tutto il perimetro offrendo uno spettacolo incantevole di cale rocciose e selvagge, scogliere a picco, alternate a spiagge più sabbiose e adatte al turismo balneare.

 

Optare per il giro di queste isole in barca si rivela una scelta di successo al fine di poter visitare ogni spiaggia ed insenatura con comodità e ritmo, specie poi nell’alta stagione quando il perimetro costiero può essere piuttosto affollato.

 

Pur raggiungendo la sua massima espressione turistica in estate, l’isola del Giglio è uno scrigno di possibilità sportive ed artistiche in ogni stagione dell’anno, con un crescente turismo “open air”, come running, trekking, ciclismo, birdwatching e bouldering, anche detto arrampicata o sassismo.

Percorrendo mappe fitte di sentieri secolari, mulattiere spesso lungo ripidi pendii che si affacciano sul mare, si riescono ad ammirare fondali rocciosi dal fascino raro, col profumo inconfondibile della salsedine mista alla macchia mediterranea dell’Isola.

 

A maggio ha luogo la competizione “Giglio Trail” nella quale 400 partecipanti si misurano in un percorso agonistico di corsa per oltre 26 km attraversando il territorio aspro e scosceso dell’isola, contemplando tuttavia un itinerario parallelo più alla portata di tutti, come avvicinamento a questa disciplina.

Durante l’estate ha luogo una competizione amatoriale di nuoto in mare mentre sono numerosi gli altri sport praticati nello specchio turchese che circonda l’isola: kayaking, windsurf vela, snorkeling, diving e freediving, immergendosi così in un paradiso dai fondali incredibili, meta fra le più amate dai sub in Italia, sia per le immersioni amatoriali che per gli appassionati più esigenti.

 

Questo questo mare così come l’aspro territorio dell’isola, è in buona parte ancora selvaggio, e presenta una biodiversità rara nei 28 chilometri di perimetro costiero, ricco di dentici, ricciole, cernie e barracuda, dai fondali colorati con praterie di spugna, posidonia e gorgonia rossa, visibile oltre i 35 metri di profondità e spesso accompagnata da una fauna marina ricca e rara, come le stelle marine.

Fra queste mete citiamo La Secca della Croce, Le Scole (che decretarono l’affondamento della nave Costa Concordia, leggi più avanti) e la Secca dei Pignocchi.

 

l’Isola del Giglio ha una tradizione importante di pesca sportiva sia a traina dalle imbarcazioni, che subacquea: in ottobre ospita la gara più antica in Italia di pesca a traina, il Ricciola Cup che attira imbarcazioni da tutta la penisola.

 

La cucina tradizionale del Giglio è ricca di piatti tipici spesso a base di pesce povero come il Pesce in Scaveccio, infarinato fritto e poi unito a una salsa a base di aceto. Fra i dolci c’è il tradizionale Panficato che contiene fichi, nocciole, mandorle, pinoli, buccia d’arancia, marmellata d’uva, cannella e cioccolato.

 

Il “Festival MusicalGiglio” da alcuni decenni è un appuntamento rituale per gli appassionati del repertorio classico della musica da camera, con molti solisti contemporanei di fama internazionale, che si esibiscono in diversi orari e location dell’isola dando vita a un’esperienza affascinante e quasi magica.

l’Isola del Giglio ospita anche il Festival annuale Il “Giglio è Lirica” con una scena culturale arricchita anche da manifestazioni teatrali e spettacoli itineranti.
Il 10 agosto a Giglio Porto si svolge il tradizionale Palio Marinaro per la Festa del Patrono San Lorenzo.

Il 15 settembre a Giglio Castello si festeggia l’altro Patrono San Mamiliano con una processione tradizionale, il palio degli Asini, e la quadriglia.

 

Nel 2012 la nave da crociera Costa Concordia urtò le roccie chiamate Le Scole dinanzi alle coste dell’Isola del Giglio, a causa di una rotta azzardata che ne causò il naufragio con la perdita di decine di vite umane.

la nave rimase semi affondata fino al 2014 quando venne rimorchiata fino a Genova per la sua demolizione.

La comunità dell’Isola del Giglio fu insignita della Medaglia d’Oro al Merito Civile “per l’impegno, la solidarietà, e la generosa partecipazione ai soccorsi durante il naufragio della nave Costa concordia”.

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L’Isola d’Elba

Dopo la tappa all’Isola del Giglio Vela Per Tutti salpa verso nord per portarti a scoprire la regina dell’arcipelago toscano

C’è una leggenda che ci racconta della collana di Venere che, spezzatasi, disperse le sue perle nelle acque azzurre del Mar Tirreno originando le sette isole che oggi sono l’arcipelago toscano.
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Fra queste la più estesa, terza isola più grande d’Italia, è l’Elba, regina dell’arcipelago toscano, coi suoi 223 kmq di superficie.
Insieme alle altre 6 isole minori forma il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
È circondata a nord dal Mar Ligure, ad ovest dal canale di Corsica, a sud dal mar Tirreno e verso terraferma dal canale di Piombino.
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Dal 1999 un accordo italiano, francese e monegasco ha reso l’isola d’Elba e il mare cha la circonda parte del Santuario dei Cetacei, un’area imponente del Mar Tirreno destinata alla preservazione dei mammiferi marini.
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Rigogliosa e selvaggia, quest’isola ha un’estensione massima di 27 chilometri.
Il clima è mediterraneo con temperature più fredde sulla sua cima più alta, il Monte Capanne, alto 1019m sopra il livello del mare, regolarmente innevato d’inverno e circondato da numerose alture, dove nascono torrenti che attraversano la macchia mediterranea tipica che ricopre l’isola.
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Ricchissima di giacimenti di ferro, l’Elba fu una delle culle della civiltà etrusca, che fortificò diversi villaggi collinari dai quali controllare il mare circostante.
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Poi come tutto l’arcipelago, passò sotto il controllo dei Romani, che vi costruirono ville costiere delle quali oggi si conservano molti resti così come i fondali circostanti l’isola custodiscono diversi relitti risalenti all’epoca. l’Elba era chiamata dai latini Ilva, dagli Ilvates, antica popolazione ligure.
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Nell’alto medioevo vi regnarono prima Ostrogoti e poi Longobardi, mentre come le altre isole dell’arcipelago toscano, divenne meta di monaci eremiti.
Altro destino in comune con queste, furono gli assalti subiti dai pirati, a partire dal rovinoso saccheggio per mano dei Saraceni nel 874.
 
All’inizio del nuovo millennio l’isola subì due nuovi attacchi, per poi passare sotto il controllo della Repubblica di Pisa che edificò torri di avvistamento e fortezze per opporsi alla minaccia di scorrerie.
Questo periodo vide crescere i comuni dell’isola e il sorgere di nuove chiese.
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Passata agli Appiano di Piombino, l’Elba fu messa a ferro e fuoco dai corsari tunisini nel 1442, e poi ripetutamente un secolo più tardi dagli ottomani Ariadeno Barbarossa e il non meno temuto Dragut.
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Nel 1802 l’Elba fu annessa all’Impero francese, per poi ospitare l’imperatore Napoleone Bonaparte nel suo primo esilio, che durò 10 mesi, nel 1814.
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UN’ACCOGLIENZA SENZA PARI
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l’Elba sa riceverti come pochi luoghi di villeggiatura, stupefacente, radiosa e fra le destinazioni turistiche balneari più famose d’Italia.  Il suo mare è limpido e dalle mille sfumature d’azzurro, letteralmente un tempio subacqueo, meta di appassionati di snorkeling, diving e surfisti, coi suoi innumerevoli fondali ricchi di  una varietà di praterie colorate.
 
Infinitamente ricca di scorci e suggestive testimonianze storiche, i sentieri dell’Elba dedicati al trekking possono portarti davanti a tramonti indimenticabili e su cime con panorami dai colori più stravaganti.  Fortezze e castelli proteggono ciascuna il loro piccolo centro storico, imperturbate dal passare del tempo.
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Pesca, kayak, passeggiate a cavallo, free climbing, tiro con l’arco, sono solo altri spunti fra le tante offerte che ci propone questa pietra preziosa della Toscana.
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Il capoluogo dell’isola e località più popolata è Portoferraio, con la sua fortezza fatta costruire da Cosimo de’ Medici.
durante il suo esilio durato 10 mesi, l’imperatore Napoleone dimorò nella Villa dei mulini e nella Villa di San Martino a 2 km dal centro di Portoferraio, oggi uno dei musei più visitati della Toscana.
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Lungo il sentiero detto “Del Volterraio” che collega Portoferraio col Comune di Rio nell’Elba, oltre al panorama romantico e mozzafiato, sì può ammirare la prima fortezza eretta sull’isola, mai poi espugnata: il Castello del Volterraio.
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Sulla costa est dell’isola troviamo Porto Azzurro, dove si trova Forte San Giacomo, oggi struttura penitenziaria.
Chiamato il Salotto dell’Isola D’Elba, il centro di Porto Azzurro ha un piacevole lungomare che si affaccia sul porto turistico.
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La terrazza con vista sul mare della collinare Capoliveri ha ospitato il Festivalbar al quale hanno fatto tappa artisti come Lucio Dalla, Patty Pravo, Irene Grandi, Il Volo, Luca Carboni e tanti altri.
Ricco di locali, bar e botteghe di artigiani, questo paese spicca per la sua vivacità serale, in un’isola dove non manca una valida e distribuita offerta di intrattenimento.
Il vicino Monte Calamita ospita spesso manifestazioni di rilievo di mountain-bike con un assortimento escursionistico per i ciclisti.
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Cambiando fronte a sud-ovest dell’isola scopriamo Marina di Campo, località turistica con una spiaggia di oltre 1 chilometro ed un lungomare dedicato alla ristorazione e all’intrattenimento.
Qui si trova l’acquario dell’Elba, eccezionale con le sue 80 vasche che lo rendono fra i più grandi acquari mediterranei esistenti.
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Sul perimetro nord dell’isola invece troviamo la località di Marciana Marina, anch’essa con un notevole lungomare ed un porto turistico molto ampio e in grado di soddisfare ogni tipologia di turista.
Non lontano c’è la frazione di Procchio con forse la spiaggia più incantevole dell’isola.
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Marciana è un altro centro abitato che si trova alle pendici del Monte Capanne, dove si potrà prendere la cabinovia che porta sulla sua cima.
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Spiagge di sabbia rossa, nera, bianca, d’oro;  scogliere selvagge, vallate fiabesche, castelli e fortezze… Alture con borghi a strapiombo, villaggi di pescatori fermi nel tempo: l’Isola d’Elba ha una varietà straripante di bellezza naturale e storica, con tradizioni che cambiano da un comune all’altro, come i particolari del dialetto, quasi fossero posti davvero lontani fra loro, così come il profumo dei vini elbani, da qualche anno DOC, fra i quali spicca l’Aleatico dell’Elba.
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La cucina elbana ci racconta a volte la rivisitazione di piatti con origini lontane,  declinati poi con ingredienti autoctoni che danno origine a ricette originali.
Successe durante la dominazione spagnola e berbera, quando i cuochi non trovando gli ingredienti dei loro piatti originari crearono incontri unici e irripetibili di prodotti elbani con ricette di terre lontane.
Alcuni dei piatti tipici elbani sono lo stoccafisso alla riese, il gurguglione, le sardine ripiene, il cacciucco, la schiaccia briaca e la sburrita.
Il Miele al Rosmarino Ballini, elbano, è stato riconosciuto come il miele più buono d’Italia.

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